Tradimenti (Un racconto di Anastassja)

Your comment You are on Cuckcold, Felching, Umiliazione Edit posts?

Preferisco un movimento più rapido e lieve, ma il ritmo lento e metodico di quella lingua su e giù dal culo al clitoride non mi dispiaceva. Dalla mia fica aperta colavano umori in fili trasparenti che lui si affrettava a bere, diligente e attento. Sdraiata sul divano, gambe divaricate e testa reclinata all'indietro, occhi chiusi sulla realtà ma spalancati sul mio mondo fantastico fatto di immagini sadiche ed estreme. Se il proprietario di quella lingua un po' dura ma piacevole avesse potuto scorgere le immagini che mi stavano portando all'orgasmo, sarebbe scappato urlando. Il trillo del cellulare mi trascinò via da quel sogno lubrico. "Continua" Intimai al suo sguardo interrogativo, e lui si rituffò nelle pieghe morbide della mia carne. "Ehi, ma dove sei? Sono giorni che ti cerco..." "Ciao cucciolo. Mi hai cercata? Davvero? Strano... il telefono non ha mai squillato..." "Ma no, ti ho lasciato qualche messaggio tra mail e ICQ..." "Non esiste solo il computer: se volevi sentirmi potevi chiamare. Bastava prendere la macchina e fare pochi chilometri verso la civiltà" "Vabbè, il pc è sempre un mezzo di comunicazione, non sottilizzare..." "E chi sottilizza? Figurati..." "Volevo dirti che pensavo di venire da te domani. Mi sei mancata in questi giorni..." "Ah sì?" ansimai, cercando di controllare l'orgasmo che montava. La sua voce partiva dal mio orecchio e serpeggiava giù fino alla fica, carezzandola come la sua lingua soltanto sa fare. Una lingua lieve, che frulla sul mio clitoride come l'ala di un colibrì. Una lingua attenta, che sa trovare la strada del mio piacere senza bisogno di ricorrere alle immagini perverse con le quali di solito sopperisco alla carenza di fantasia degli uomini che mi scopo. "Ana... tesoro... ma dove sei?? Che stai facendo???" "Sono a casa di un amico... " risposi evasiva. "Un amico? Che amico?" s'insospettì. Geloso lo era sempre stato. Anche degli sguardi. Dei ricordi. Gelosia che graffia e morde, per scacciare la paura. Paura di amare. Avevo giocato in passato con questa sua morbosa possessività. Ma non eravamo ancora così legati a quel tempo. Una volta capitò che lui non venisse a trovarmi un fine settimana, nonostante lo avesse promesso. Una 'buca' data all'ultimo istante, che mi fece incazzare. Tanto. Mi telefonò casualmente un amico proprio quella sera, gli chiesi passare da me dopo cena. Un'ora dopo era a casa mia, inginocchiato a massaggiarmi i piedi mentre ero al computer, collegata in rete. E chattavo proprio con lui su ICQ. "Scusa, ora debbo staccare... è venuto un mio amico, e ho voglia di dedicarmi un po' a lui" digitai pigiando i tasti con forza, con cattiveria. Colto alla sprovvista, mostrò indifferenza. Sembrava avesse incassato il colpo senza fare una piega. Ma la sera successiva mi scatenò addosso tutta la sua rabbia. Quando facemmo pace, gli confessai che la sua incazzatura mi aveva eccitata terribilmente. Così tanto da spaventarmi. Farsi male nel corpo è una cosa. Massacrarsi l'anima è pericoloso. Giocare con i sentimenti è roba da 'grandi'. Un lusso riservato a coppie solide, tanto complici da poter sopportare l'uragano emotivo di un tradimento usato come strumento di gioco. Noi eravamo fragili, diffidenti, persino antagonisti a volte. E la complicità per noi era solo una bella parola. Superammo comunque l'episodio di 'corna'. Anche perché non avevo poi fatto granché col mio amico. Accadde ancora un paio di volte. Storie di sesso giocato in occasione di festini sadomaso. Altra storia però. Psicologicamente qualcosa di accettabile nel nostro gioco di ruolo: io Padrona, lui schiavo. Ribelle, ma schiavo. Ma stavolta era diverso. Lui sparito per giorni, risucchiato da una vacanza con i suoi in un luogo sperduto: niente segnale per il suo cellulare, niente pc... comunicazione interrotta. Solo tre o quattro mail in 10 giorni, inviate da un palmarino minuscolo in rare occasioni di collegamento col mondo. Troppo poco per me, che l'ultima volta avevo avuto finalmente il coraggio di dirgli 'ti amo'. Provate a dire 'ti amo' ad un uomo per la prima volta e poi vederlo sparire per 10 giorni. Ci si incazza. E parecchio. Garantito. "Un amico... non lo conosci..." Ero indecisa... tentata di dirgli la verità... e tremendamente eccitata. "E che state facendo?" incalzò. "Siamo sul divano... e lui... beh, mi sta leccando la fica" Immersi la lama a fondo con un cinismo che mi sorprese. E mi eccitò tanto da farmi quasi venire. "Non ci credo... non è vero..." "Verissimo invece. Vuoi che te lo passi?" domandai sarcastica. "Ma io... io ti ammazzo... io ti ammazzo..." mormorò. Poi un tonfo e un urlo. Un grido di dolore autentico. Favoloso. Cominciò a piangere. Singhiozzi inframezzati da frasi sconnesse e violente che mi colpivano come schiaffi. Insulti. Ma erano parole d'amore. A modo suo. Non so come riuscii a trattenere ancora l'orgasmo. Poi riprese il telefono che aveva sbattuto per terra. "Chi è? E perché??" Rantolava, la voce stravolta dal dolore e dalla rabbia. "Un amico che mi vuole molto bene, cucciolo..." Il pianto si fece sommesso, una nenia di dolore sussurrata piano, per non coprire le urla del cuore in agonia. "Vieni qui, cucciolo, non piangere... Stai con me. Ora. E toccati" rischiai. Battiti cardiaci sopra il livello di guardia. Ma ero quasi sicura che avrebbe finito col cedere. Quasi. "No... no... non voglio..." "Sì che vuoi invece... ti toccherai per me. Adesso" Lo dissi con un tono che non ammetteva repliche. Non si accorse del mio bluff. Mugolò un accenno di protesta. Poi si arrese. Sentii lo zip della cerniera che s'apriva. Il fruscìo della sua mano che tirava fuori il cazzo. Era già duro. Lo sapevo... Con la mano continuavo a tenere schiacciata sulla fica la testa del mio amante. "Sei eccitato, cucciolo, vero?" "Io... no..." "Bugiardo... sei infoiato come un cane in calore. Strofinati bene il cazzo adesso. Voglio sentire da qui la tua cappella gonfiarsi fino a scoppiare" Avevo vinto: non mi avrebbe negato nulla a quel punto. Potevo osare senza paura. "Ana.... no... ti prego..." "shhhhhh... zitto... toccati e taci" Il suo respiro era sempre più affannoso. Stesso ritmo del mio. Il mio amante faticava a bere il torrente di umori che colava dalla mia fica come io faticavo a trattenere l'orgasmo che premeva le pareti della mia incoscienza. "Più svelto cucciolo... voglio sentirti venire..." Gemeva... trafitto dalla gelosia, consolato dalla sua mano morbida, eccitato dalla mia voce imperiosa che toccava le corde più profonde della sua naturale sottomissione. L'umiliazione... potentissimo afrodisiaco per alcune persone. Altro che viagra. "Ana... sto per venire..." "Bravo cagnolino... anch'io sto per venire, sai? Il mio amico ci sa fare davvero con la lingua. Su, fai sentire alla tua padrona quanto ti piace soffrire per lei..." Il suo orgasmo scoppiò assieme alle lacrime. Forte. Intenso. Devastante. "mmm... bene... hai schizzato tutto per terra, vero cucciolo?" "Sì... " "Allora inginocchiati e ripulisci tutto con la lingua, da bravo" Singhiozzò una debole protesta. S'inginocchiò. Leccò via il suo sperma. L'orgasmo mi travolse scuotendomi l'anima. Forte. Intenso. Devastante. "Ora ti passo il mio amico, cucciolo: devi ringraziarlo per l'orgasmo che ci ha regalato" "Ana... no... per favore... ti prego..." mormorò lui al telefono. "Ana... no... per favore... ti prego..." supplicò l'altro con lo sguardo. Gli tesi il cellulare con un sorriso dolcissimo. "Pronto?... grazie... grazie..." Il mio amante annuì con la testa. E tacque. Ripresi il telefono. "Bene... allora ci vediamo domani. Fammi sapere a che ora arrivi. Buona serata e fai il bravo" "Ana... Ana... perché mi fai questo, Ana?" sussurrò tra le lacrime. "Perché ti amo, cucciolo" Click.

« Previous
 
Next »
 

0 commenti:

Le foto presenti in questo blog sono autoprodotte dall'autore oppure prelevate da altri siti web, pertanto non sono protette da Copyright. Tutti i testi, invece, sono di proprietà esclusiva dell'autore (ad esclusione di alcune parti specificate); per la riproduzione in qualsiasi forma è obbligatoria l'autorizzazione scritta.