Tradimenti (Un racconto di Anastassja)

0 commenti 28 dicembre 2010 alle 05:57 - Edit entry?

Preferisco un movimento più rapido e lieve, ma il ritmo lento e metodico di quella lingua su e giù dal culo al clitoride non mi dispiaceva. Dalla mia fica aperta colavano umori in fili trasparenti che lui si affrettava a bere, diligente e attento. Sdraiata sul divano, gambe divaricate e testa reclinata all'indietro, occhi chiusi sulla realtà ma spalancati sul mio mondo fantastico fatto di immagini sadiche ed estreme. Se il proprietario di quella lingua un po' dura ma piacevole avesse potuto scorgere le immagini che mi stavano portando all'orgasmo, sarebbe scappato urlando. Il trillo del cellulare mi trascinò via da quel sogno lubrico. "Continua" Intimai al suo sguardo interrogativo, e lui si rituffò nelle pieghe morbide della mia carne. "Ehi, ma dove sei? Sono giorni che ti cerco..." "Ciao cucciolo. Mi hai cercata? Davvero? Strano... il telefono non ha mai squillato..." "Ma no, ti ho lasciato qualche messaggio tra mail e ICQ..." "Non esiste solo il computer: se volevi sentirmi potevi chiamare. Bastava prendere la macchina e fare pochi chilometri verso la civiltà" "Vabbè, il pc è sempre un mezzo di comunicazione, non sottilizzare..." "E chi sottilizza? Figurati..." "Volevo dirti che pensavo di venire da te domani. Mi sei mancata in questi giorni..." "Ah sì?" ansimai, cercando di controllare l'orgasmo che montava. La sua voce partiva dal mio orecchio e serpeggiava giù fino alla fica, carezzandola come la sua lingua soltanto sa fare. Una lingua lieve, che frulla sul mio clitoride come l'ala di un colibrì. Una lingua attenta, che sa trovare la strada del mio piacere senza bisogno di ricorrere alle immagini perverse con le quali di solito sopperisco alla carenza di fantasia degli uomini che mi scopo. "Ana... tesoro... ma dove sei?? Che stai facendo???" "Sono a casa di un amico... " risposi evasiva. "Un amico? Che amico?" s'insospettì. Geloso lo era sempre stato. Anche degli sguardi. Dei ricordi. Gelosia che graffia e morde, per scacciare la paura. Paura di amare. Avevo giocato in passato con questa sua morbosa possessività. Ma non eravamo ancora così legati a quel tempo. Una volta capitò che lui non venisse a trovarmi un fine settimana, nonostante lo avesse promesso. Una 'buca' data all'ultimo istante, che mi fece incazzare. Tanto. Mi telefonò casualmente un amico proprio quella sera, gli chiesi passare da me dopo cena. Un'ora dopo era a casa mia, inginocchiato a massaggiarmi i piedi mentre ero al computer, collegata in rete. E chattavo proprio con lui su ICQ. "Scusa, ora debbo staccare... è venuto un mio amico, e ho voglia di dedicarmi un po' a lui" digitai pigiando i tasti con forza, con cattiveria. Colto alla sprovvista, mostrò indifferenza. Sembrava avesse incassato il colpo senza fare una piega. Ma la sera successiva mi scatenò addosso tutta la sua rabbia. Quando facemmo pace, gli confessai che la sua incazzatura mi aveva eccitata terribilmente. Così tanto da spaventarmi. Farsi male nel corpo è una cosa. Massacrarsi l'anima è pericoloso. Giocare con i sentimenti è roba da 'grandi'. Un lusso riservato a coppie solide, tanto complici da poter sopportare l'uragano emotivo di un tradimento usato come strumento di gioco. Noi eravamo fragili, diffidenti, persino antagonisti a volte. E la complicità per noi era solo una bella parola. Superammo comunque l'episodio di 'corna'. Anche perché non avevo poi fatto granché col mio amico. Accadde ancora un paio di volte. Storie di sesso giocato in occasione di festini sadomaso. Altra storia però. Psicologicamente qualcosa di accettabile nel nostro gioco di ruolo: io Padrona, lui schiavo. Ribelle, ma schiavo. Ma stavolta era diverso. Lui sparito per giorni, risucchiato da una vacanza con i suoi in un luogo sperduto: niente segnale per il suo cellulare, niente pc... comunicazione interrotta. Solo tre o quattro mail in 10 giorni, inviate da un palmarino minuscolo in rare occasioni di collegamento col mondo. Troppo poco per me, che l'ultima volta avevo avuto finalmente il coraggio di dirgli 'ti amo'. Provate a dire 'ti amo' ad un uomo per la prima volta e poi vederlo sparire per 10 giorni. Ci si incazza. E parecchio. Garantito. "Un amico... non lo conosci..." Ero indecisa... tentata di dirgli la verità... e tremendamente eccitata. "E che state facendo?" incalzò. "Siamo sul divano... e lui... beh, mi sta leccando la fica" Immersi la lama a fondo con un cinismo che mi sorprese. E mi eccitò tanto da farmi quasi venire. "Non ci credo... non è vero..." "Verissimo invece. Vuoi che te lo passi?" domandai sarcastica. "Ma io... io ti ammazzo... io ti ammazzo..." mormorò. Poi un tonfo e un urlo. Un grido di dolore autentico. Favoloso. Cominciò a piangere. Singhiozzi inframezzati da frasi sconnesse e violente che mi colpivano come schiaffi. Insulti. Ma erano parole d'amore. A modo suo. Non so come riuscii a trattenere ancora l'orgasmo. Poi riprese il telefono che aveva sbattuto per terra. "Chi è? E perché??" Rantolava, la voce stravolta dal dolore e dalla rabbia. "Un amico che mi vuole molto bene, cucciolo..." Il pianto si fece sommesso, una nenia di dolore sussurrata piano, per non coprire le urla del cuore in agonia. "Vieni qui, cucciolo, non piangere... Stai con me. Ora. E toccati" rischiai. Battiti cardiaci sopra il livello di guardia. Ma ero quasi sicura che avrebbe finito col cedere. Quasi. "No... no... non voglio..." "Sì che vuoi invece... ti toccherai per me. Adesso" Lo dissi con un tono che non ammetteva repliche. Non si accorse del mio bluff. Mugolò un accenno di protesta. Poi si arrese. Sentii lo zip della cerniera che s'apriva. Il fruscìo della sua mano che tirava fuori il cazzo. Era già duro. Lo sapevo... Con la mano continuavo a tenere schiacciata sulla fica la testa del mio amante. "Sei eccitato, cucciolo, vero?" "Io... no..." "Bugiardo... sei infoiato come un cane in calore. Strofinati bene il cazzo adesso. Voglio sentire da qui la tua cappella gonfiarsi fino a scoppiare" Avevo vinto: non mi avrebbe negato nulla a quel punto. Potevo osare senza paura. "Ana.... no... ti prego..." "shhhhhh... zitto... toccati e taci" Il suo respiro era sempre più affannoso. Stesso ritmo del mio. Il mio amante faticava a bere il torrente di umori che colava dalla mia fica come io faticavo a trattenere l'orgasmo che premeva le pareti della mia incoscienza. "Più svelto cucciolo... voglio sentirti venire..." Gemeva... trafitto dalla gelosia, consolato dalla sua mano morbida, eccitato dalla mia voce imperiosa che toccava le corde più profonde della sua naturale sottomissione. L'umiliazione... potentissimo afrodisiaco per alcune persone. Altro che viagra. "Ana... sto per venire..." "Bravo cagnolino... anch'io sto per venire, sai? Il mio amico ci sa fare davvero con la lingua. Su, fai sentire alla tua padrona quanto ti piace soffrire per lei..." Il suo orgasmo scoppiò assieme alle lacrime. Forte. Intenso. Devastante. "mmm... bene... hai schizzato tutto per terra, vero cucciolo?" "Sì... " "Allora inginocchiati e ripulisci tutto con la lingua, da bravo" Singhiozzò una debole protesta. S'inginocchiò. Leccò via il suo sperma. L'orgasmo mi travolse scuotendomi l'anima. Forte. Intenso. Devastante. "Ora ti passo il mio amico, cucciolo: devi ringraziarlo per l'orgasmo che ci ha regalato" "Ana... no... per favore... ti prego..." mormorò lui al telefono. "Ana... no... per favore... ti prego..." supplicò l'altro con lo sguardo. Gli tesi il cellulare con un sorriso dolcissimo. "Pronto?... grazie... grazie..." Il mio amante annuì con la testa. E tacque. Ripresi il telefono. "Bene... allora ci vediamo domani. Fammi sapere a che ora arrivi. Buona serata e fai il bravo" "Ana... Ana... perché mi fai questo, Ana?" sussurrò tra le lacrime. "Perché ti amo, cucciolo" Click.

MARIA (Un raccondo di Red)

1 commenti 22 dicembre 2010 alle 20:50 - Edit entry?

La mia padrona mi applica il morso e colloca una sella sulla mia schiena… non le importa se io in realtà sono un essere umano, mi fa mettere a quattro zampe e si accomoda sulla mia schiena, infilando i suoi deliziosi piedi nelle staffe. Sento il suo peso su di me e inizio ad eccitarmi, ma non ho il tempo di pensare… i suoi bellissimi piedi subito mi spronano, e capisco che mi ordina di partire… arriva una dolorosa frustata e così inizio a trottare, ma lei subito pretende che io corra più in fretta e inizia a frustarmi ripetutamente… comincio a correre sul serio, i miei muscoli sono al massimo sforzo e la schiena inizia a darmi dei dolori, sudo sempre di più… ma la mia padrona nel frattempo è seduta comodamente sulla mia schiena, a bordo del suo schiavo che la trasporterà ovunque voglia sino a che le sue forze non si saranno esaurite del tutto… un’altra frustata: "Più veloce!"… al galoppo raggiungo un sentiero sterrato, le mie mani e le mie ginocchia iniziano a sanguinare mentre sono sempre più esausto… e la mia padrona, comoda sulla mia schiena, non muove un muscolo. Lascia che sia il suo schiavo a sgobbare per lei, e si gode il vento fresco e la cavalcata… "Più veloce!"… E’ la prima volta che la mia nuova padrona mi mette alla prova, e così mi obbliga ad una cavalcata di alcune ore… ad un certo punto, stremato, inciampo e cado al suolo… la mia padrona, senza scendere dalla mia schiena, mi ordina di alzarmi e inizia a frustarmi incessantemente, non più sul sedere ma sulle spalle e sulla nuca, senza smettere sino a quando io, per disperazione, con la schiena sanguinante per le frustate, riesco a rialzarmi a quattro zampe (nonostante lei sia ancora sulla mia schiena) e riparto. Dopo questa prova, la mia padrona si convince che io possa godere dell’onore di essere il suo schiavo per sempre. Da quel giorno, continua a cavalcarmi quando ne ha voglia (è l’utilizzo che preferisce di me, e anche quello che io preferisco), ma mi usa anche come poggiapiedi, sedia, sgabello o tappeto. Ciascuna di queste funzioni può richiedere che io resti immobile con il suo peso su di me anche per ore, ma non le importa… la mia vita ha un senso soltanto in quanto possa servire alla sua comodità e al suo piacere… La mia padrona ha molta fantasia, e inventa sempre nuovi compiti per il suo schiavo… talvolta mi utilizza come cavallo da tiro, accomodandosi assieme ad un paio di sue amiche su una specie di risciò, altre volte vuole che io lecchi e baci i suoi piedi sino a consumarmi la lingua… se ne ha voglia mi schiaffeggia, mi frusta e mi riempie di calci, anche senza motivo, e ogni volta che ciò accade io torno sempre a strisciare ai suoi piedi per baciarli, anche se ciò può significare ricevere un nuovo calcio… La mia padrona, poi, oltre che per le sue amate cavalcate all’aria aperta, usa montarmi anche per spostarsi senza fatica in casa (sono io che debbo sgobbare per lei…), ad esempio per salire le scale… poi naturalmente io debbo occuparmi di tutte le faccende, lavare i pavimenti ecc., e se la mia padrona trova una pur piccola imprecisione nell’esecuzione dei miei compiti mi punisce facendomi stendere per terra a pancia in su, e calpestandomi senza pietà con le sue scarpe nere, lucide e con i tacchi! Soltanto la mia grande dedizione, a volte, riesce a farmi meritare il più ambito dei premi: la possibilità di utilizzare la mia lingua per il suo piacere sessuale".
Maria era sconvolta.
Usciva con Mario da quasi 6 mesi, e lo trovava un ragazzo dolce e sensibile: lui aveva sempre tante attenzioni, la trattava come una vera principessa. Spesso le aveva detto di adorarla come una dea. Lui era incantato dalla delicatezza e dalla perfezione del suo corpo, minuto e delizioso, e spesso le aveva detto di trovare stupende le sue mani e divini i suoi piedini, ma lei non ci aveva dato peso. Ora però, leggendo di nascosto il diario di Mario, conoscendo quello che lui aveva sognato quella notte e scritto in quelle pagine, aveva scoperto la ragione di tutte quelle particolari attenzioni. E non sapeva più cosa pensare.
Quella notte non riuscì a chiudere occhio.
Ora conosceva le fantasie erotiche del suo ragazzo, e alla luce di ciò cercava di analizzare tutti i momenti passati insieme per trovare delle conferme… per riuscire veramente a capirlo…
Entrambi 24enni e studenti universitari, Mario e Maria erano una bella coppia: lui alto 1,78, castano, discretamente muscoloso, bella presenza e brillante personalità; qualche volta, un po’ chiuso e taciturno. Lei bionda, occhi azzurri, fisico minuto (1,60 cm per 55 Kg), ma belle forme e tanti piccoli adorabili dettagli fisici, conditi da un carattere solare ed estroverso. A letto erano in discreta sintonia; facevano l’amore spesso e con passione… e qualche volta lei, maliziosamente, decideva di premiare le prestazioni di Mario, specie quando lo anticipava nell’orgasmo, con un bel pompino! Insomma… una brava ragazza, ma sveglia! :-)
Pensando e ripensando, Maria ricordò di una volta in cui Mario, dopo averle sfilato i jeans e le mutandine, si era inginocchiato e aveva cominciato a leccarle con passione la fica. Le era piaciuto, ma dopo poco si era spostata, lo aveva fatto alzare, ed erano finiti a letto per la più bella ed intensa scopata della loro storia; ricordava perfettamente che lui, quella sera, era davvero una furia, ed aveva rapidamente raggiunto un orgasmo veramente esplosivo! Adesso capiva, e ancora non sapeva cosa pensare… Ma quel ricordo, e la consapevolezza che Mario, in ginocchio ai suoi piedi per procurarle piacere con la bocca, sarebbe stato pronto a farle da schiavetto, la fecero finalmente addormentare, con un forte senso di eccitazione.
L’indomani, mentre Mario era a lezione all’università, Maria si confidò con la sua migliore amica, Loredana. Questa ascoltò in silenzio il suo racconto, quindi senza risponderle la invitò a seguirla a casa sua. Una volta che furono arrivate, Loredana cominciò ad urlare di gioia, abbracciando Maria e congratulandosi con lei. Poi disse: "Benvenuta nel mio mondo, dolcezza. Stai per scoprire le sensazioni uniche del mondo sadomaso, il piacere della sottomissione, del procurare sofferenza ottenendo piacere. E’ da qualche anno che rifiuto qualsiasi uomo che non sia disposto a strisciare ai miei piedi, e non sono mai stata così appagata sessualmente. E, da come ti brillavano gli occhi, nonostante un po’ di imbarazzo, mentre mi raccontavi del diario di Mario, sono certa che diventerai una padrona in gamba almeno quanto me… e che da oggi saremo ancora più amiche di prima!". Maria non credeva alle sue orecchie: "Ma allora… tu… mio Dio!"… Cominciò a sentirsi veramente eccitata. Aveva i brividi, sapeva che in quel momento per lei stava cambiando qualcosa di significativo. L’idea di essere adorata, di poter disporre di un uomo a suo piacimento, la intrigava da sempre. Ora, per la prima volta, aveva avuto il coraggio (e l’occasione) di parlare con qualcuno di questo argomento, e l’inaspettata reazione di Loredana le aveva fatto superare di colpo i dubbi e le perplessità che nelle ultime ore l’avevano tormentata. Quella sera, Mario avrebbe ricevuto la più bella sorpresa della sua vita…
Mario, quella sera, tornò a casa davvero distrutto.
"Ciao amore!", disse a Maria "Sai, quel professor Bottardi è davvero un gran…"
In quel momento, Mario si accorse dell’insolito abbigliamento della sua adorata, e rimase immobilizzato.
Maria troneggiava su due stivali neri di pelle con un tacco discretamente alto, e per il resto non indossava praticamente nulla, se non un abbigliamento intimo incredibilmente sexy ed aggressivo.
Nella mano destra, brandiva un affilato frustino da cavallerizza. Era bellissima.
Mario pensò che fosse un sogno, che ora si sarebbe svegliato e si sarebbe accorto di essersi addormentato nell’aula del Bottardi. Ma la voce dell’amata lo riportò con i piedi per terra.
"Cosa c’è, sei rimasto senza fiato?" chiese maliziosamente Maria avanzando verso di lui. "In ginocchio, animale!!! Comincia a leccare i miei stivali, che sono nuovi ma non brillano abbastanza per i miei gusti! Nel frattempo, apri bene le orecchie, perché ti spiegherò come la tua vita cambierà da oggi in poi…"
Mario, ancora stordito, trovò subito la lucidità per gettare via i libri che aveva in mano e inginocchiarsi ai piedi di Maria , cominciando a leccare con passione ogni centimetro dello stivale, quasi a volerlo consumare per poi arrivare al contatto con la pelle dei piedi della sua amata. Lei, per tutta risposta, cominciò a calpestargli dolorosamente una mano, aumentando il peso su quel piede ogni volta che Mario, in preda ai primi segni di stanchezza dopo un vigorosissimo inizio, tendeva a rallentare il ritmo delle sue leccate.
"Allora. Tanto per cominciare, da oggi in poi saremo una coppia soltanto in pubblico. In questa casa sarai completamente schiavo di ogni mio capriccio. Dovrai chiamarmi Padrona, camminare a quattro zampe o in ginocchio, e obbedire a qualsiasi mio ordine. Non sei autorizzato nemmeno a parlare senza un mio preciso comando, ma quando non ci sono o quando dormo devi trovare il tempo di provvedere a tutte le faccende domestiche".
Mario, che ad ogni parola della Padrona intensificava il ritmo del suo lavoro, con la mano sempre dolorante sotto la scarpa di Maria , era talmente eccitato da provare dolore per via del cazzo costretto dai jeans.
Ma un’energica frustata della Padrona lo colpì all’improvviso sulla schiena. Il suo primo colpo di frusta.
"Corri in camera da letto e spogliati completamente, ad eccezione dei boxer. Poi vieni qui camminando carponi. Sbrigati, bestia!!!". Maria cercava con successo di mostrarsi dura, ma non si era mai sentita così eccitata in vita sua. Sentiva distintamente i suoi slip inumidirsi sempre di più, e non vedeva l’ora di raggiungere un devastante orgasmo. Mario fu da lei in pochi secondi, trottando diligentemente. La trovò seduta in poltrona, che giocherellava con il frustino. "Bene bene. Vedo che, nonostante prima tu avessi una camicia, un piccolo segno la mia frustata te lo ha lasciato! Sei un uomo fortunato, e lo sarai ancor di più tra poco…"
Detto ciò, la Padrona colpì con tutta la sua forza la schiena nuda del suo schiavo, che a stento trovò la forza per trattenere un urlo. "E’ quello che hai sempre sognato, brutto animale, vero? Cosa pensi di me adesso?"
"Io ti amo… ehm… mi scusi Padrona… io La amo, io La adoro… sono entusiasta di diventare il Suo schiavo!"
"Bene. Allora ripetimi quanto mi adori ad ogni frustata!"
La Padrona cominciò la sua fustigazione. Si mise in piedi, davanti al povero Mario che era ancora carponi, e poi appoggiò un piede sulla nuca di lui per stare più comoda; quindi iniziò con una serie di colpi di una violenza che pochi si sarebbero aspettati da una ragazza così minuta. Le strisce rosse sulla schiena del povero Mario cominciarono pian piano ad essere sostituite da piccoli rivoli di sangue, e lui continuò sino alla fine a dire "Mia Padrona, io La adoro!" dopo ogni singolo colpo. Nessuno dei due ebbe la lucidità di contare le frustate, ma furono diverse decine e cessarono soltanto quando Maria fu veramente spossata. E’ impossibile stabilire se fosse più eccitata e sconvolta la Padrona, che tutta sudata brandiva un frustino ormai sporco di sangue, o lo schiavo, che verso la fine cadde steso per terra dal dolore, ma riuscì devotamente ad urlare pochissimo, permettendo così alla sua adorata di continuare la fustigazione a suo piacimento, senza la preoccupazione di disturbare i vicini.
Non ancora soddisfatta, Maria posò il frustino e decise di infierire ulteriormente sul dolore del suo sottomesso. Così prima posò un piede, sempre calzato dallo stivale, sulla schiena martoriata del suo schiavo, quindi salì con tutto il suo peso sulla schiena di lui. Il dolore, naturalmente, fu enorme: i tacchi della Padrona torturavano terribilmente le fresche ferite, ma Mario fu estremamente pronto ad obbedire quando Lei gli ordinò di strisciare e trasportarla in quel modo nei pressi della poltrona. Quando fu soddisfatta, Maria scese e si accomodò esausta sulla poltrona.
Quindi disse: "Sei stato bravo. Rimpiango solo di non averti frustato prima, in questi mesi, ma troverò il modo di recuperare. Adesso, come premio, avrai la possibilità di portare al culmine l’eccitazione che già mi pervade. Alzati in ginocchio, e leccami la fica!!!"
Mario non se lo fece ripetere due volte. Scattò in ginocchio, si avvicinò, e dopo aver delicatamente sfilato la mutandina alla sua amata cominciò a leccarla con passione. Provò la sensazione di aver infilato la lingua in una pozzanghera, tanto intensa era l’eccitazione di Maria , che infatti venne dentro la sua bocca in brevissimo tempo, urlando come mai le aveva sentito fare prima"
Il resto della serata trascorse tranquillo.
Maria permise al suo schiavo di andare a disinfettarsi la ferite.
Quindi si accomodò sul divano per guardare un film, mentre lui fu autorizzato a toglierle gli stivali e leccarle le piante dei piedi. La lingua di Mario, calda e instancabile, le procurò un massaggio dolce e rilassante. Loredana glielo aveva anticipato, ma lei non avrebbe mai pensato che fosse stato così piacevole. Inoltre, vedere il suo ragazzo in quelle condizioni la riempiva di orgoglio ed eccitazione; lui era talmente preso dal suo compito che stava ad occhi chiusi, tenendo fra le mani il piede della Padrona per non farla stancare e leccandoglielo con devozione e sapienza.
Il fatto che lui non si fosse minimamente opposto a quella situazione, comportandosi come uno schiavo nato, faceva presagire a Maria la possibilità di raggiungere con lui le situazioni più estreme. Ora considerava possibili, e cominciava a desiderare, anche le più terribili delle cose che Loredana le aveva raccontato.
Maria si addormentò a metà del film, e quando si risvegliò dopo quasi un’ora trovò il suo schiavetto ancora intento a massaggiarle i piedi con la lingua; passava da un piede all’altro ogni due o tre minuti, e non si era fermato nemmeno durante il sonno della Padrona! Pur non avendo esperienza nel campo, Maria cominciò a pensare che il suo Mario fosse uno schiavo perfetto.
Prima di andare a dormire, decise quindi di metterlo duramente alla prova.
"Devo fare pipì" disse sorridente, "Sdraiati a pancia in su e appoggia la testa sul bordo del divano!"
Mario esitò per un attimo: "No, Mari… ehm… Padrona… non lo so se ce la faccio…"
Mario non aveva mai ricevuto uno schiaffo dalla sua ragazza, ma quello che ebbe in quel momento fu talmente forte e ben piazzato da far rinascere con vigore la sua eccitazione, leggermente assopita dal piacevolissimo ma lungo e stancante lavoro di lingua, e da cancellare ogni remora.
"Stammi bene a sentire, schiavo!" disse Maria avvicinandosi "Cercherò di pisciare nel modo più lento possibile, anche se sarà difficile perché ho davvero la vescica piena, quindi farai bene a non far cadere nemmeno una goccia, altrimenti le frustate che hai avuto prima di sembreranno carezze in confronto a quello che ti farò!!!"
Detto ciò, si piazzò a pochi millimetri dalla bocca di Mario, il quale, sentendo nuovamente l’odore che aveva assaporato poco prima, già desiderava ricominciare a leccarla. Ma una prova ben più dura lo aspettava: subito vide un rivolo dorato dirigersi verso la sua bocca spalancata, e sentì sulla lingua il caldo ed acido liquido proveniente dall’adorabile corpo della sua amata Padrona. Si sentiva eccitatissimo, ma subito si accorse che la sua bocca stava per riempirsi e così cominciò ad alternare i momenti in cui respirare con quelli in cui ingoiare. Non fu facilissimo, e un paio di volte rischiò letteralmente di annegare, ma riuscì a bere quasi tutta l’urina padronale.
Quanto a Maria , stava letteralmente impazzendo dal piacere. Vedere il suo Mario che le faceva da cesso, lui che il giorno prima ancora non aveva mai avuto l’onore di chiamarla Padrona, la eccitò al punto che cominciò a schernirlo: "Bravo il mio cesso! Bevi, bevi!!! Quanto mi piace pisciarti in bocca… Beviiiiiiii!!!!! Schiavoooooo!!!!!"
Mentre ancora le ultime gocce di pipì colavano sulle labbra di Mario, la Padrona si gettò letteralmente con la fica sulla faccia dello schiavo, opprimendola con tutto il suo peso. Mario, con la sua adorata seduta sul viso, non esitò a mettere al lavoro la lingua, che prima funzionò da efficientissimo bidet, quindi cominciò a donare a Maria un piacere immenso. La Padrona era scatenata: cavalcava letteralmente la faccia del suo schiavo, poggiandovi tutto il suo peso e strofinando avanti e indietro sulla sua lingua e sul suo volto tutto ciò che aveva tra le gambe: dal buco del culo sino al clitoride, andata e ritorno! Per aiutarsi non esitava a tirare i capelli dello schiavo e a graffiargli il petto. Era letteralmente fuori controllo, mentre lui le leccava tutto con incredibile bravura, e raggiunse un orgasmo che non è esagerato definire selvaggio. La faccia di Mario era tutta un programma: abbondavano l’urina e gli umori vaginali di Maria , e c’erano anche alcune gocce di sangue, provocate dalle unghie della sublime Padrona quando cercava di afferrare i suoi capelli nella mischia furibonda che le si era scatenata tra le gambe.
Quella notte fu Mario a non riuscire a prendere sonno.
E non perché Maria gli aveva ordinato di dormire per terra, pronto a fungerle da tappetino scendiletto l’indomani. Non si era mai sentito così felice ed eccitato, e quando fu sicuro che la Padrona dormisse, si concesse la sega più desiderata ed intensa della sua vita. Dopo l’incredibile serata trascorsa, ancora si chiedeva se tutto ciò fosse vero… e come fosse stata possibile una così straordinaria trasformazione nella sua adorata Maria .
La risposta lo attendeva al mattino: quando si svegliò, sul letto c’erano due donne, sedute a guardarlo con aria divertita: Maria e Loredana. Sorpreso dalla presenza di quest’ultima, Mario fece per alzarsi, ma le due immediatamente poggiarono i loro piedi nudi sul suo petto e sulla sua faccia, ridendo e calpestandolo.
Quindi fu Loredana a parlare: "E così volevi fare il cavallo, eh? Adesso ti accontentiamo!!!"
Fu un attimo: Mario aveva capito tutto…

Ejaculazione Precoce

2 commenti 18 dicembre 2010 alle 11:50 - Edit entry?
Essere soltanto dei minidotati non è detto che sia una disgrazia! Molti lo sono e parecchi di questi sono felici e contenti.
Alcuni sono sub, altri cuckold, altri no.....ognuno probabilmente avrà trovato (o sta cercando) la sua vera "dimensione"....il suo ruolo.
Peggio però, è quando oltre alle piccole dimensioni, si aggiunge l'eiaculazione precoce o comunque "l'orgasmo facile"...
A me per esempio capita sovente, che se rimango in castità per più di una settimana, mi basta un niente per sborrare. La mia Padrona si diverte a torturarmi in questo modo. Mi stuzzica e spera che io raggiunga l'orgasmo...magari senza permesso...per poi torturami. Conosce benissimo i miei punti deboli e sa usarli a suo favore.
Vi lascio a questo simpatico video, di un poveraccio sconosciuto ma col cazzetto piccolo piccolo il quale ci regala una sborratina senza stimolazione.



Piaciuto?? Avete visto che dopo l'orgasmo diventa ancora più piccolo???
A presto...

Marco
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